Dal sindaco al presidente della Provincia tutti d'accordo:
«I leccesi devono fare pace con Conte»

Dal sindaco al presidente della Provincia tutti d'accordo: «I leccesi devono fare pace con Conte»
di Lino DE LORENZIS
5 Minuti di Lettura
Venerdì 1 Luglio 2016, 11:05 - Ultimo aggiornamento: 2 Luglio, 21:38

LECCE - Sono passati diciannove lunghi anni da quando è nato il livore degli sportivi leccesi nei confronti di Antonio Conte. Un’esultanza smodata a seguito di un gol realizzato con la maglia della Juventus proprio contro il Lecce, questo il pomo della discordia. Con l’aggiunta poi dei successi ottenuti negli anni successivi, nella veste di allenatore, sulla panchina dei cugini rivali del Bari.
È lecito però chiedersi se tutto questo è ancora accettabile e ancora se è normale ripudiare un figlio di questa terra che altrove invece viene osannato. Dopo aver riscritto la storia recente della Juventus, e in attesa di cominciare a scrivere quella del Chelsea, ora Conte è l’idolo di tutti i tifosi italiani che gli riconoscono il merito di aver fatto riavvicinare la gente alla Nazionale dopo anni di delusioni.
Il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, non ha dubbi: «Questo astio nei confronti di Conte non ha più ragione di esistere e probabilmente non l’ha mai avuto - dice con fermezza il primo cittadino della città del barocco -. La ruggine che è ancora presente nel rapporto tra Antonio e una parte della città va assolutamente scrostata. D’altra parte sono convinto oggi Antonio non ripeterebbe quel gesto compiuto nel lontano 1997, un’esultanza dopo un gol realizzato al 93’ e grazie al quale Conte ebbe modo di mettersi alle spalle il brutto periodo dell’infortunio muscolare subito nella finale di Champions League contro l’Ajax. Forse qualcuno l’ha dimenticato ma quell’incidente di gioco mise in pericolo la carriera di Antonio che poi, per fortuna, riprese a giocare grazie soprattutto alla sua tenacia e alla sua immensa voglia di lottare. Successivamente ha anche spiegato il perché di quell’esultanza che per lui significò il ritorno alla vita calcistica dopo aver temuto il peggio. Oggi Antonio Conte è un esempio per tanti in tutto il mondo, è diventato un tecnico da imitare e noi leccesi non possiamo voltargli le spalle».
Per Antonio Gabellone, presidente dell Provincia di Lecce «è da persone mature, soprattutto in presenza di professionisti, lasciare alle spalle alcuni dissapori nati nel passato tra Conte e i suoi vecchi tifosi. Bisogna guardare al futuro e ai risultati prestigiosi che da Ct Conte ci sta facendo ottenere anche con il forte “marchio” della sua salentinità sempre ben impresso. Di Conte non si ricordano infatti solo la rete contro il Lecce o la vittoria del Bari da lui allenato contro i giallorossi: se quelli erano comportamenti e risultati da professionista, come tale deve comportarsi un giocatore o un allenatore, in tanti altri episodi di vita reale Conte ha dimostrato anche in termini concreti la sua salentinità, portando in Nazionale, oltre che Pellè, anche altri elementi dello staff. Scelte precise, che valorizzano le tante professionalità nate nel Salento e che certamente ben si riconoscono nel lavoro dei loro colleghi leccesi, che ora hanno il privilegio e l’onore di lavorare per la Figc e per l’intera Nazionale. Poi ho notato anche in questa campagna per gli Europei e davanti anche ai microfoni o ai giornalisti delle testate internazionali come Conte continui a fare costanti riferimenti alla sua terra e al suo passato e come anche simpaticamente nel suo modo di parlare abbia conservato e vada fiero della sua salentinità, espressa anche in mondovisione».
Saverio Sticchi Damiani, presidente onorario del Lecce calcio, all’epoca seguiva il Lecce da tifoso e ricorda bene ciò che accadde nel pomeriggio del 31 agosto agosto 1997. «Ricordo l’episodio e ricordo pure che è un fatto risalente nel tempo e di conseguenza va considerato ormai superato. Certo non fu bello al momento perché indubbiamente quell’esultanza ferì i tifosi leccesi. Ma per ogni cosa c’è sempre un perché e mi sembra che Antonio l’abbia spiegato più volte: non voleva assolutamente mancare di rispetto ai tifosi leccesi, in quel gesto c’era soltanto uno sfogo liberatorio dopo i tormenti vissuti per il brutto infortunio patito nei mesi precedenti e che ne aveva messo a rischio anche la carriera. Credo sia arrivato il momento di metterci una pietra sopra: Antonio Conte è un’eccellenza nel suo campo e io da sempre sono orgolioso delle eccellenze salentine che riescono ad imporsi a tutti i livelli».
Il magistrato Antonio Maruccia, Procuratore generale presso la Corte d’appello di Lecce, «c’è solo da essere orgogliosi di Antonio Conte capace di inventare il “contismo”, come è stato definito il suo modo di far giocare l’Italia. Il suo percorso sportivo è sempre stato caratterizzato dalla passione e dalla tenacia, a parer mio l’episodio dell’esultanza dopo il gol segnato al Lecce è stato solo un gesto impulsivo. Lo definirei un peccato molto lieve». Anche Roberta Altavilla, presidente provinciale dell’Ordine degli avvocati, tende la mano al Ct. «Partiamo da una considerazione: il passato appartiene al passato e con il buonsenso tutto può essere risolto. Detto questo, ogni fatto è legato ad un momento della vita e questo vale anche per il nostro concittadino Antonio Conte. Quello che facciamo solitamente a 15 o a 20 anni di sicuro non lo rifacciamo all'età di 40 o di 50 anni. E poi il perdono non si può negare a nessuno men che meno ad Antonio Conte che rappresenta in Italia e all'estero una bella immagine della nostra terra».
E al commissario tecnico della Nazionale sarà assegnato il Premio Città di Lecce 2016. La cerimonia di consegna si svolgerà il 24 agosto in piazza Sant'Oronzo in occasione del primo giorno dei festeggiamenti del santo patrono.

© RIPRODUZIONE RISERVATA