Solido, concreto, maturo
Ora è un Lecce vincente

Solido, concreto, maturo Ora è un Lecce vincente
di Giovanni CAMARDA
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Lunedì 12 Febbraio 2018, 20:28 - Ultimo aggiornamento: 20:29
C’è un’enorme differenza tra questo Lecce e tutti gli altri che l’hanno preceduto in serie C: la maturità. Mai prima d’ora i giallorossi erano riusciti a mostrare un atteggiamento tanto adeguato al ruolo, alle ambizioni e alle qualità di una squadra teoricamente sempre favorita in questa categoria. Ci sono stati, in passato, organici anche superiori o comunque non inferiori a quello attualmente guidato da Liverani; e tuttavia mai dotati di una tale praticità, di una così rassicurante presenza a se stessi. Oggi il Lecce continua a vincere anche senza attraversare la sua fase aurea nel gioco. C’è stato un periodo in cui la capolista esprimeva un calcio migliore, dal punto di vista del collettivo ma anche per le prestazioni individuali di alcuni interpreti di spicco. Eppure il rendimento dei giallorossi non sta affatto risentendo di un calo indiscutibile che però è più estetico che concreto, come testimonia appunto la striscia positiva che dura ormai da 21 turni. Un’eternità. Segno che di diverso, rispetto alle delusioni accumulate in serie nel passato, c’è soprattutto l’atteggiamento mentale che si traduce nella consapevolezza di sé. È così che il Lecce riesce ad andare avanti, trovando sempre il modo di reagire a giornate tecnicamente opache, a campi di gioco accidentati, all’aggressività di avversari tignosi e mai arrendevoli. Questo salto di qualità rappresenta l’arma in più per la formazione sapientemente guidata da Liverani al quale il gruppo riesce a concedere anche qualche esuberanza verbale. Un fatto probabilmente caratteriale ma forse non solo. Magari anche un approccio studiato, voluto e pensato per ottenere dai suoi una reazione positiva, come ad esempio positivo è puntualmente l’ingresso in campo di Di Piazza, fondamentale anche quando non segna per la pericolosità delle sue giocate. D’altro canto, in una formazione vincente è indispensabile allargare il concetto di “squadra tipo” perché con undici titolari non si va da nessuna parte mentre ne servono almeno quattordici o quindici per vincere un campionato. Nè partire dalla panchina può suonare come una diminutio per un attaccante, a maggior ragione dopo l’arrivo di Saraniti: è chiaro che due di loro presi a caso sarebbero inamovibili in qualsiasi schieramento di C. Ma giocare nel Lecce è, evidentemente, un’altra cosa e di questo Caturano, Torromino, Di Piazza e Saraniti non possono che essere consci.
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