Centro storico: a giugno termina il blocco delle licenze per i locali. Cosa cambia

Centro storico: a giugno termina il blocco delle licenze per i locali. Cosa cambia
di Leda CESARI
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Sabato 27 Aprile 2024, 07:27 - Ultimo aggiornamento: 11:58

Siccome siamo abbastanza in tema generally speaking, qualcuno prevede una vera apocalisse per quelli che resistono stoicamente sulle loro posizioni, che non hanno cioè ancora deciso di assecondare la rinascente tendenza alla fuga dal centro storico di Lecce, debitamente documentata dalle agenzie immobiliari. E l’ora X scatterebbe a giugno, quando verrà meno la moratoria decretata due anni fa dal Piano strategico del commercio in fatto di nuove licenze per la ristorazione nel centro storico; quando, in teoria, dovrebbe ripartire la corsa del centro storico di Lecce a diventare un eldorado multiforme e indistinto per turisti e movidari.

Residenti e commercianti

Una suburra da cui i residenti – ma pure i negozi di categorie merceologiche “altre” - starebbero di nuovo pensando di scappare. Il problema, osserva Luigi Derniolo, presidente di Confartigianato, non è a ben vedere questione esclusivamente leccese, ma di tutti i centri che scelgono di chiudersi alle auto. «Luoghi in cui non si va a comprare più perché non ci si passa più.

E se oltre al blocco del traffico si decide anche lo spostamento dei servizi amministrativi, degli uffici comunali, è davvero la fine. Perché i locali cominciano a rimanere sfitti, e le uniche a poterli riempire sono appunto le attività legate alla ristorazione e alla vita notturna, con tutti i problemi che ne conseguono per i residenti e per l’ordine pubblico. Cosa che succede a Lecce, ma pure qui a Galatina - insiste Derniolo - ed è il prezzo che si paga per non avere le auto in circolazione».

Dilemma irrisolvibile? «No, l’alternativa c’è: creare ad esempio aree di parcheggio nelle immediate vicinanze per chi vuole fare shopping. Ma non a Settelacquare, sperando che la gente nel frattempo si convinca a usare il bus, o bici che ancora sono di là da venire: vicini. Anche perché, scusate, non mi pare che il turismo che sbarca a Lecce porti poi tutta questa grande economia, visto il livello. Nessun’amministrazione che ragioni mai su questo: così se ne va il commercio e se ne vanno pure i residenti. Le case disabitate e sfitte cadono a pezzi, il degrado aumenta, si lavora solo tre mesi all’anno. Vale allora la pena, facendo due calcoli spiccioli, di chiedere tanti sacrifici a tutti per ottenere questo?».

Il Piano strategico del commercio

Il Piano strategico del commercio, in realtà, non prevede possibilità indistinte di ulteriori licenze per ristorazione e affini, precisa Maurizio Maglio, presidente provinciale di Confcommercio, «anzi è stato elaborato proprio per consentire un riequilibrio dell’esistente e l’eliminazione di situazioni di confusione merceologica, dando modo a chi avesse i requisiti anche igienico-sanitari di mettersi in regola. E sempre il Piano, in ogni caso, stabilisce regole precise per l’apertura di nuovi locali destinati alla ristorazione, che comunque non potranno essere collocati in aree dove ci sia già un’alta concentrazione degli stessi», conclude Maglio. Che però aggiunge ulteriori elementi di riflessione: «I limiti alla musica notturna dei locali non hanno risolto i problemi dei residenti, anzi. Faccio anche notare che gli stessi sono presidio di sicurezza per i centri storici: proprio quando i locali chiudono le vie si svuotano ed entrano in azione i vandali. E anche questo non è un problema esclusivamente leccese, ma di Maglie, Tricase, Galatina e molti altri comuni salentini. Una questione di educazione al rispetto degli spazi pubblici. Ma questo è ovviamente un altro discorso».

“Giustizia spaziale” per tutti: la chiede Toto Mininanni, urbanista e residente del centro storico di Lecce.

«La situazione è fuori controllo. I residenti fuggono, anche allettati dalle offerte dei grandi investitori che cercano edifici per realizzare alberghi e nuove formule d’accoglienza, e poi, appunto - dice Mininanni -, tanto turismo mordi e fuggi, e tutto questo spazio ai locali che vendono cibo... se l’intento è quello di creare un grande luna park a buon mercato, siamo indubbiamente sulla strada giusta», avverte l’urbanista. «Firenze, che nel frattempo è arrivata al colmo di questa situazione, ha iniziato a prendere provvedimenti. Qui, invece, festeggiamo perché arriva Airbnb...».

Irregolarità, «molto abusivismo, totale assenza di controlli: e gli obiettivi del Piano strategico del commercio»? Il «miglioramento della qualità della vita dell’abitare»? Il «mantenimento della vocazione residenziale del centro storico? Principi generici privi di attuazione», insiste Mininanni. «Perché ottimo realizzare uno studentato all’ex Cimarrusti, ma il resto? Dov’è l’attenzione ai residenti, che sono i veri animatori di questo spazio? E possibile che alla fine conti sempre e solo la lobby del commercio?».

Riempire dunque nuovamente il centro storico di residenti, non di locali mangerecci: «Con un patto di governo che contemperi diritti e doveri: tu, residente, hai deciso di abitare in un luogo protetto, quindi la tua famiglia non può pretendere parcheggi per tre macchine. Ma io, amministratore, trovo il modo di assicurarti nuovi posti auto abbattendo tutto ciò che nel borgo antico non è di interesse storico».

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