Scampati all’incendio della nave e vivi per miracolo. Due salentini ed altri 27 naufraghi, tra subacquei professionisti, guide e componenti dell’equipaggio sono riusciti a sfuggire alle fiamme divampate la notte del 20 febbraio scorso, durante la navigazione della “Sea Legend” e ritornare a terra, esausti e feriti, dopo una lunga odissea nel mar Rosso. All’appello mancherebbe solo una donna, una giovane tedesca, al momento ritenuta scomparsa nell’esplosione del grande natante.
La vacanza
Una vacanza in Egitto trasformata in un incubo. Difficile anche solo da raccontare nei momenti più drammatici, in cui il coraggio e la voglia di sopravvivere hanno sopraffatto il disastro tra alte fiamme che divoravano la nave e il mare in tempesta.
Eppure il viaggio programmato avrebbe dovuto portare i subacquei alla scoperta dei tesori sommersi nelle acque di Hurghada in Egitto. Il gruppetto di partecipanti, provenienti da diverse nazionalità europee, e ritrovatisi insieme nella località balneare quasi per caso, hanno avuto i primi contatti con la società organizzatrice del viaggio il 15 febbraio scorso: una mail in cui veniva annunciato il cambio di imbarcazione da “Tillis” a “Sea Legend” a causa di un problema tecnico riscontrato sulla prima.
Due giorni dopo è arrivata la partenza. Iniziata la navigazione senza alcun problema, i subacquei hanno potuto effettuare anche le prime immersioni. Nulla quindi che lasciasse presagire quanto poi sarebbe accaduto nella notte del 20 febbraio.
Il fumo e le fiamme
Improvvisamente, dalle cucine del ristorante, collocate nel piano sottostante il ponte, si sarebbe sprigionato del fumo, sempre più denso.
«Ci siamo messi in salvo da soli»
«Io e mio marito – ricorda la donna – ci siamo ritrovati in due gommoni diversi, ma solo il nostro aveva il motore funzionante e così abbiamo trainato il secondo. Appena in tempo perché a distanza di 500 metri abbiamo sentito due esplosioni provenire dalla nave, che si è inabissata con tutto ciò di nostro che era a bordo». Un’odissea in mare durata ancora diverse ore. «Dopo una notte in mare e al freddo, a quasi 300 metri dalla riva anche i gommoni hanno smesso di funzionare. Alcuni di noi si sono lanciati in acqua raggiungendo la riva a nuoto, altri, ormai privi di forze e in ipotermia, hanno atteso i soccorsi». Arrivati a terra sono intervenuti i soccorsi. «Nonostante l’allarme in mare nessuno è intervenuto a prestare soccorso – puntualizza la donna – ci siamo messi in salvo da soli». Allertata quindi l’ambasciata italiana al Cairo, la coppia salentina è riuscita a rientrare a casa «È stata un’esperienza terrificante – raccontano i due salentini – che riviviamo con grande difficoltà e amarezza. Questi però sono episodi che devono essere portati alla luce per informare appassionati del settore e autorità nazionali, ed evitare che si ripetano anche in futuro».