Causio, il Barone esulta per il Lecce in serie A: «Strefezza e Coda, l'oro del Lecce»

Causio, il Barone esulta per il Lecce in serie A: «Strefezza e Coda, l'oro del Lecce»
di Antonio IMPERIALE
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Lunedì 9 Maggio 2022, 11:05 - Ultimo aggiornamento: 14:24

La foto su Instagram con la maglia del Lecce. Questione di cuore. E' stato un onore indossarla. Bentornato in serie A, Lecce mio. Da Udine il Barone, Franco Causio, il leccese campione del mondo, tre mondiali giocati, racconta quasi sul filo dell'emozione la sera di quel venerdì 6 maggio vissuto davanti alla televisione. «Era come se fossi lì, fra quella folla fantastica del mio Via del Mare, come se volessi unirmi ai cori. E quando Majer ha colpito di testa indirizzando il pallone alle spalle del portiere è stata come una liberazione. Tutto molto bello, molto vero. Aveva vinto il Lecce, aveva vinto Lecce. La società e la città che mi hanno dato tanto, alle quali devo molto».


Ed è un po' come rivedersi sedicenne, «con un maestro straordinario come Attilio Adamo, che mi mandò in campo in serie C nelle ultime tre giornate per via dello sciopero dei calciatori». E fu il volo, sul tetto d'Italia, sul tetto del mondo, con la Juventus, con il mondiale spagnolo di Paolo Rossi. «Ho visto un giocatore del Lecce, Massimo Coda, alzare il trofeo intitolato a Pablito nostro. Un'altra grandissima emozione. Un bomber leccese che ha contribuito al ritorno in serie A della mia squadra ed il nostro Pablito, è stato come rivederlo, quando spinse l'Italia verso la vittoria più grande, più bella».

Un viaggio tra passato e futuro

Ed è un viaggio emotivo, fra il passato, il presente, il futuro possibile. «Coda è un bomber di razza, la serie A se la merita per quello che ha fatto, in questi due anni leccesi. Come la merita quel ragazzo che avevo già visto giocare molto bene nella Spal, Gabriel Strefezza, uno che parte dalla fascia destra, dove correvo io. Ha grandi numeri, ha tecnica e fantasia, a Lecce ha scoperto il gusto del gol, oltre che mandare gli altri a rete, ci è andato tante volte, anche lui, come Coda, un giocatore decisivo per questa bellissima promozione. Strefezza è un giocatore da serie A. Non è un caso che abbia addosso occhi importanti. È stato uno dei punti nodali del progetto di Pantaleo Corvino».
Il progetto, appunto.

«Merita un grande applauso il presidente Saverio Sticchi Damiani che con i suoi soci sta imponendo un modello di società che saprà lasciare il segno anche in serie A. Ci hanno impiegato un anno in più per tornarci per via di quei maledetti play off della scorsa stagione, ma quest'anno arrivare primi in classifica non è servito solo a pregiarsi di un trofeo prestigioso. Vincere da primi è un'altra cosa, i primi sono sempre i primi, e questo Lecce lo ha dimostrato ampiamente per una stagione intera». Vincere con un regista che è abituato a vincere, Pantaleo Corvino. «Lo ritengo forse il primo artefice della promozione, che ha voluto fortemente per la squadra della sua città. Ecco, da leccese sono particolarmente felice per la leccesità di questo straordinario successo. La storia di Corvino parla da sola, con la sua incredibile capacità di scoprire futuri campioni e di scegliere gli uomini giusti. Ha costruito un mosaico perfetto a Lecce, sotto tutti i punti di vista. Ha scelto bene guardando nell'immediato ed in prospettiva, equel mix prezioso di esperienza e gioventù è stato valorizzato, esaltato da un ottimo allenatore».

Baroni, si sa, aveva già vinto da tecnico un campionato di B con il Benevento. «Ma ritengo soprattutto importante la sua precedente esperienza di calciatore nel Lecce, con la vittoria di quel campionato. Credo che sia stato un dato determinante. Come importante è stata la capacità della squadra di ripartire subito, ogni volta, sia dopo le incertezze iniziali, forse inevitabili in attesa del migliore assestamento, sia per qualche pausa durante il cammino. A legittimare il primo posto e l'autorevolezza della vittoria, l'equilibrio dimostrato con il numero dei gol segnati e di quelli subiti, frutto evidentemente di un centrocampo dove il giovane Hjulmand è ancora cresciuto visibilmente, e di una difesa comandata da un leader come Lucioni, ma alla quale, all'occorrenza, hanno dato una mano anche gli stessi attaccanti. Un Lecce quasi perfetto, insomma».
E adesso il domani. Causio, che tornò a indossare la maglia giallorossa nel 1985-86, 26 presenze, 3 gol, accende il sorriso. «Questa società, che aveva preso il Lecce in serie C, ha già fatto una prima esperienza della serie A. Saprà farne tesoro. Mi sembrano importanti i primi movimenti. Mi piacerebbe vedere un Lecce capace di restare a lungo sulla scena del grande calcio».
 

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