Pugni e calci alla fidanzata, arrestato quarantenne. Frasi choc dopo le aggressioni: «Scusa ma te le sei meritate, è colpa tua»

La storia sembrerebbe la trasposizione del film pluripremiato “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi ma la realtà è ancora più cruda

Pugni e calci alla fidanzata, arrestato quarantenne. Frasi choc dopo le aggressioni: «Scusa ma te le sei meritate, è colpa tua»
Pugni e calci alla fidanzata, arrestato quarantenne. Frasi choc dopo le aggressioni: «Scusa ma te le sei meritate, è colpa tua»
di Alessio PIGNATELLI
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 27 Marzo 2024, 22:10 - Ultimo aggiornamento: 22:11

Schiaffi in faccia, pugni sulla bocca tanto da farle sputare sangue, testa sbattuta sulla penisola della cucina. Violenze fisiche alle quali si aggiungevano quotidianamente minacce, vessazioni, umiliazioni e insulti inqualificabili. La storia sembrerebbe la trasposizione del film pluripremiato “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi ma la realtà è ancora più cruda. Con queste accuse un tarantino di quarant’anni è stato posto agli arresti domiciliari dai poliziotti della Squadra mobile dopo la querela sporta dalla compagna a fine febbraio. Il culmine di una convivenza malata e di violenze perpetrate nei confronti della donna per anni. L’indagato, difeso dall’avvocato Maurizio Besio, dovrà così rispondere di queste accuse nell’interrogatorio di garanzia dinanzi al gip Giovanni Caroli.

La storia

La storia ha il suo prologo su un social network. I due, infatti, si conoscono su Facebook esattamente dieci anni fa. Un mese di conoscenza virtuale, poi il fidanzamento a giugno. Decidono subito di andare a convivere, provano anche a fare un’esperienza all’estero per cercare fortuna ma poi tornano in città. Agli inizi del 2020 vanno a vivere in una casa due passi dal centro. Quella che diventa una sorta di trappola per la donna che già in precedenza aveva saggiato la violenza del partner. Proprio tra le mura domestiche avvengono alcuni episodi di raccapricciante crudeltà. Una sera, dopo un litigio, l’uomo la colpisce con schiaffi, pugni, cerca di strangolarla e, dopo averle afferrato la testa, la sbatte con violenza sulla penisola della cucina lasciandole lividi intorno agli occhi. In un altro episodio, per futili motivi, la colpisce più volte sul volto e la sbatte contro uno specchio, tanto da farle sputare sangue e fratturandole la mandibola.

Il tutto condito con minacce di morte, offese, urlandole che l’avrebbe “uccisa a coltellate, investita, fatta a pezzi” e, in un’occasione, puntandole un coltello ed esclamando “ora ti ammazzo, ti faccio fuori, sei una nullità, sei la mia rovina”.

E quando la sua compagna non riesce nemmeno più ad alzarsi dal pavimento per i dolori causati dalle botte - spesso anche utilizzando il manico da scopa - è solito inviare messaggi alla cugina della vittima dicendo di venirsi a prendere “la pazza”.

Dopo una delle tante aggressioni pesantissime - e qui torna davvero sinistramente la verosimiglianza con il protagonista maschile, interpretato da Valerio Mastandrea, del film campione d’incassi - l’uomo si allontana da casa per un paio di giorni di casa: al ritorno, le chiede scusa aggiungendo la frase “però te le sei meritate, è colpa tua”. Anni e anni a subire, poi finalmente la ragazza ha come un’illuminazione. Avviene dopo che è costretta a recarsi in ospedale in seguito all’ennesimo accanimento. Al Pronto soccorso nega di aver subito violenza dal compagno e inventa di essersi procurata quella frattura proprio per difendere una ragazza da un uomo. Quasi una sorta di sdoppiamento, una bugia che però la tormenta nei giorni successivi. E si trasforma in un’epifania, è il momento in cui decide di reagire: non senza difficoltà, riesce a liberarsi del compagno che va via di casa continuando nei giorni successivi a minacciarla e seguirla con appostamenti.

Infine, il racconto agli agenti di polizia con la querela depositata un mese fa. Il quarantenne tarantino dovrà rispondere dei reati di maltrattamenti contro familiari e conviventi, lesioni personali aggravate e di detenzione abusiva di armi. In riferimento a quest’ultima accusa, infatti, è stato trovato un vero e proprio arsenale di armi bianche in uso all’uomo - tra cui coltelli, una spada modello katana e due machete - senza averne fatto denuncia alle Autorità competenti.

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