Autovelox non omologati, la sentenza della Cassazione: come riconoscerli e quando fare ricorso

di Marta Giusti
Martedì 23 Aprile 2024, 07:57 | 3 Minuti di Lettura

Come fare ricorso? Parlano gli esperti

Emanuele Ficara, avvocato esperto in contestazioni di violazioni del Codice della Strada, ha parlato a Repubblica spiegando la differenza tra autovelox approvati e omologati e quali sono le modalità con cui fare ricorso.

«L’omologazione accerta che il macchinario rispetti i requisiti tecnici previsti dalla normativa e ne consente la riproduzione in serie. L’approvazione, invece, consiste nell’autorizzazione del prototipo secondo degli standard definiti». Ma l'avvocato aggiunge che la legge «parla di approvazione e omologazione come fossero la stessa cosa, ma secondo un filone giurisprudenziale maggioritario si tratta di procedimenti distinti. Adesso la sentenza della Corte stabilisce l’esistenza di una differenza netta e sostanziale»

In caso di multe «può essere utile anche consultare internet per vedere se esistono già delle pronunce su quell’autovelox» dice il legale. E per capire se l'autovelox è omologato o no «Si può fare un accesso agli atti e verificare se quell’apparecchio ha un certificato di omologazione. In alcuni casi il Comune potrebbe anche aver messo a disposizione queste informazioni online».

Se l'omologazione non è stata fatto si può procedere col ricorso. «Esistono due modalità. Una prevede di rivolgersi al prefetto entro 60 giorni dalla sanzione, ma di fatto ci si rivolge alla stessa amministrazione che ha fatto la multa. Il vantaggio è che il ricorso è gratuito, perché non bisogna anticipare la marca da bollo. Ma lo svantaggio è che se lo perdo la sanzione raddoppia». E la sanzione dovrebbe essere annullata e «il Comune pagherebbe sia le spese legali che le marche da bollo». La seconda modalità è “Quella davanti al giudice di pace, a cui si può rivolgere direttamente cittadino oppure il suo avvocato. In questo caso, però, il limite per presentare ricorso è di 30 giorni dalla sanzione e di fatto si apre un contenzioso, perché viene chiamato in causa il Comune o chi ha installato l’apparecchio. Davanti al giudice possono essere chiesti anche degli accertamenti tecnici, quindi magari si potrebbe scoprire che un apparecchio che non era omologato era anche difettoso».

«Sembra il classico cavillo giuridico ma in realtà di stratta di una questione molto importante: questi termini, infatti, non devono essere affatto essere confusi, dice la Cassazione. L'approvazione è un procedimento preliminare, un presupposto. - spiega l'avvocato Dario Giordano - Ma deve arrivare a un'omologazione che è un procedimento ben più puntuale sul macchinario e che garantisce - sottolinea l'esperto - che quest'ultimo rilevi in maniera giusta la velocità. Il codice della strada, infatti, dice che solo i macchinari omologati possono elevare in maniera corretta delle multe - spiega l'avvocato. «Se il macchinario è solo approvato e non omologato come nel caso di Treviso la multa è stata elevata in modo irregolare. E tutti questi verbali possono essere potenzialmente quindi contestati», sottolinea.

Ma non c'è possibilità di fare ricorso per chi ha già pagato la multa. «Per i verbali già pagati, non c'è più nulla da fare perchè si genera acquiescenza». Di certo per Udicon la sentenza della Cassazione deve rappresentare uno spartiacque. La speranza dell'avvocato Giordano è quella di un miglioramento dopo questa storica sentenza: «Noi auspichiamo che questa sentenza della Cassazione faccia riflettere sul sistema delle sanzioni del Codice della strada in generale, perchè a volte sono poco proporzionali e quindi da ridisegnare complessivamente», conclude.

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