Una folla di parenti e amici si sono stretti nel pomeriggio attorno alla famiglia di Marcello Vinci, il 29enne insegnante di Fasano morto in circostanze ancora del tutto non chiare tra il 5 e il marzo a Chengdu in Cina. Si sono svolti infatti i funerali del ragazzo arrivato in Italia giovedì scorso dopo quasi otto mesi in cui la famiglia ha dovuto sobbarcarsi spese e dolore per far rientrare la salma.
Le esequie
Il feretro, contenuto in una grande bara, è stato vegliato nella chiesa del Purgatorio prima di essere portata nella chiesa Matrice per l’estremo saluto. A celebrare l’omelia don Luigi Bianchessi, parroco di Torre Canne, la frazione marinara dove risiedono papà Antonio e mamma Angela.
«In questi casi tutti ci chiediamo il perché accada questo – ha sottolineato nell’omelia don Luigi -. Un perché accentuato anche dal mistero della morte del nostro Marcello che inseguiva i suoi sogni. In queste occasioni sarebbe più opportuno fare silenzio e lasciar parlare il cuore perché è una cosa così grossa da far fatica a credere. E allora tutti quanti noi ci rifugiamo nella fede. Molti si chiedono come facciano i genitori a sopportare un dolore così.
Gli amici
«Marcello è stato e continua ad essere un amico per tutti – ha poi letto un’altra amica -. Per tutti quelli che lo hanno conosciuto e amato Marcello è stato un ragazzo con le sue gioie e i suoi dolori. Un ragazzo che ha sempre inseguito i suoi sogni. E’ partito cosciente della realtà e delle costrizioni vigenti in Cina ma non ha mai smesso di amare la sua famiglia e i suoi amici. E lo ha dimostrato durante la pandemia quando ha deciso di non tornare in Italia per tutelare proprio i suoi cari». La stessa ragazza ha poi letto un post che il 29enne aveva scritto alla mamma in occasione del compleanno della stessa. Se era arrivato a laurearsi e a diventare un insegnate lo doveva a lei e gli mancava abbracciarla. Una mamma che ora, anche dopo il funerale, non ha voluto che venisse eseguita la tumulazione. Infatti la salma di Marcello Vinci sarà portata ad Ostuni e messa in una cella frigorifera in attesa che la Procura di Roma non dia l’ok per un nuovo esame autoptico.